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DIPLOMAZIA ED ECONOMIA (Affari Internazionali) – Energia: i disagi geo-politici del mercato Oil & Gas

Oggi il mercato energetico, o meglio definito dell’Oil & Gas, vive un forte disagio di natura geopolitica rispetto al Medio Oriente e, per estensione, al continente africano. Dal 2011 la situazione libica e l’instabilità politica e militare della Cirenaica e di altre regioni hanno compromesso notevolmente l’economicità delle aziende petrolifere e dei contrattisti a livello internazionale.

La continua instabilità della Libia
Dal 2011 la Libia continua a vivere una forte instabilità politica, produttiva e di conseguenza economica. I fenomeni bellici e la presenza di fazioni terroristiche in diverse zone geografiche del Paese hanno costretto le aziende del settore petrolifero a richiamare le risorse umane impiegate nella realizzazione di siti e giacimenti produttivi ad olio o a gas a tutela della sicurezza delle persone.-

La ridotta operatività o meglio lo stop lavorativo s’è tradotto nell’abbandono di attrezzature già in loco installate e nel degrado delle stesse, con notevoli danni economici sugli appalti e sui contratti non ancora ultimati.  Aziende di spessore internazionale negli ultimi anni hanno visto il proprio fatturato compromesso dalla situazione libica, senza dimenticare che la Libia per il settore energetico è location di primaria importanza ancora oggi per giacimenti petroliferi da sfruttare.-

L’industria di settore patisce il permanere di un clima di incertezza e di stallo fra le fazioni rivali.

La Penisola arabica e l’incognita Qatar
La Penisola arabica, cioè l’insieme degli Emirati e del Regno saudita, rappresenta ancora oggi una percentuale delle risorse petrolifere mondiali di notevole e strategico interesse. Il costo di produzione e lavorazione di idrocarburi e derivati continua a essere qui vantaggioso, sia per la facilità di estrazione del greggio, in una terra che morfologicamente presenta una grande quantità di petrolio e gas, sia per una logistica vantaggiosa nei confronti dell’Europa.

Tutto questo però è stato compromesso dalle ultime decisioni dei sauditi e dei loro alleati nei confronti del Qatar, con misure diplomatiche e commerciali contro l’Emirato governato dalla famiglia Al-Thani. Considerandone le vaste riserve naturali, il Qatar oggi è uno dei più importanti Paesi produttori ed esportatori di gas naturale e fornisce all’Italia ed a parte dell’Europa un prodotto che settimana dopo settimana arriva nei nostri porti e nei  terminali di rigassificazione.

Egitto, Iran e Russia, le difficili scelte commerciali e diplomatiche
Problematico, ma essenziale, è pure stabilire una linea economica con Paesi come l’Egitto, che oggi vive con l’Italia un grave imbarazzo per la vicenda Regeni, ma che è nevralgico per la scoperta e la messa in produzione di importanti giacimenti nell’offshore e di risorse energetiche sulla terraferma.

Non diverso il discorso per l’Iran, Paese ben conosciuto per essere produttore di alcune qualità di greggi impiegati a livello internazionale nella realizzazione di benzine e gasoli indispensabili, ma che, anche dopo la fine delle sanzioni, non ha ancora raggiunto la fluidità commerciale indispensabile a garantire la tranquillità contrattuale ed economica e la serena commercializzazione di prodotti e servizi con le aziende estere.

La Russia è baricentro di politiche internazionali energetiche e non solo che finiscono col mantenere l’Europa distante ed estromessa dal tavolo strategico. Una Russia ambigua e ‘amica e nemica’ di tutti è indice e fattore di confusione: un’attività diplomatica complessa, continui cambiamenti che non riescono a muoversi su un binario parallelo con l’industria energetica e con il tessuto produttivo fatto di investimenti, di risorse umane e di visioni.

La forza della Turchia
La Turchia per il settore energetico è diventato il Paese più osservato e studiato. Posizione strategica ma con un ruolo particolare e non trasparente nella gestione di un fondamentalismo religioso dilagante. Paese che riesce a condizionare le politiche petrolifere mediorientali ed internazionali. Istanbul già da diversi anni è stata da noi scelta come base logistica e strategica per i depositi petroliferi vantaggiosi nell’area del Mar Mero e come collegamento tra il bacino del Caspio e il Mediterraneo, snodo importante per l’elevata movimentazione di merci.

La voce poco ascoltata dell’Opec
L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio è sempre stata un catalizzatore degli equilibri non solo energetici, ma anche in situazioni di conflitto rimaste nella storia mondiale e in particolare per il difficile contesto che il Medio Oriente vive da oltre cinquant’anni. Oggi la situazione è diversa: la nascita di pseudo sigle e di altre organizzazioni intralcia la politica dettata dall’Organizzazione viennese e destabilizza i mercati internazionali. Opec non è più sinonimo di unanimità tra gli Stati membri: è solo una cassa di risonanza che riesce ad orientare i mercati finanziari ma non certamente le aziende nelle politiche energetiche e di sviluppo.

Il Medio Oriente e il futuro energetico dell’Europa
Un’Europa in coda, un’Europa che cerca di instaurare tra i Paesi dell’Ue una catena solida già chiamata Politica energetica europea, ma che non è ancora tale. La situazione, la complessità e le diverse articolazioni delle politiche energetiche dei Paesi europei non consentono oggi un’effettiva  Unione.

L’Europa oggi vive purtroppo di feedback mediorientali, africani e statunitensi, il che ci penalizza. Come ci penalizza la poca determinazione ad esercitare l’influenza di un grande continente, strategico per posizione geografica, ma che non riesce a dialogare in modo incisivo con i propri vicini.

Assistiamo a politiche industriali individuali delle grandi aziende energetiche europee, esplicite nello sponsorizzare da nord a sud e da est ad ovest il Paese extra-Ue loro più comodo, senza focalizzarsi sulla rilevanza strategica di opere e infrastrutture che potrebbero certamente produrre valore aggiunto per tutti, rendendo l’Europa uno dei punti strategici delle politiche energetiche mondiali.

 

http://www.affarinternazionali.it/2017/09/energia-disagi-mercato-gas/

 

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