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EDITORIALE – TRIBU’ E POZZI PETROLIFERI, QUESTA E’ LA VERA LIBIA

A cura del Presidente di FederPetroli Italia Michele Marsiglia – E’ un dato di fatto sotto gli occhi di tutti che la passata Conferenza di Berlino si è tradotta più in un aperitivo in una fredda domenica tedesca di gennaio che in un vero e proprio vertice internazionale per la stabilizzazione della Libia.

La cosa che ha lasciato più stupiti ed increduli è stata l’incognita sul se gli attori principali, o meglio i due nominati all’Oscar della guerra, Khalifa Haftar e Fayez al-Sarrajsiano stati davvero presenti a Berlino, seppur in stanze diverse, cosi come detto da numerosi media, in camere singole o in un ostello, dei due leader non vi è stata traccia. Quello che desta più curiosità e stupore è stato il non vedere cortei, macchine blindate, scorte o attese diplomatiche all’aeroporto per l’arrivo e la partenza di questi due Signori della Libia.

Ma Haftar e Sarraj sono andati davvero a Berlino? O meglio hanno seguito dalle loro poltrone casalinghe la Conferenza come se fosse una puntata del Grande Fratello?

L’argomento ci permette di scherzare perché il tutto da mesi -parlo per la parte che osserva la Libia, la parte esterna alla Libia- sta diventando una barzelletta diplomatica.
Un Conferenza per la Libia, senza la Libia. Ovvero un compleanno, senza i festeggiati.

Abbiamo osservato terzi Paesi che discutevano, si confrontavano e ai media rilasciavano qualche dichiarazione in ore diverse, informandoci di bilaterali vari con un filo conduttore dell’incontro che è stato sempre quello di dire: ‘questo non sarà il primo meeting ma solo la fase di start up’, un voler mettere le mani avanti. La cosa più bella è che il merito di questa Conferenza l’ha voluto l’Italia.

Purtroppo subito il giorno dopo la Conferenza, la tregua, che era già stata da noi anticipata come irrisoria, blanda e senza un seguito, non ha retto ed ai confini di Tripoli gli attacchi sono continuatisenza una minima fase di stop.

Però è giusto che il Lettore venga informato della realtà delle cose, perché se ‘L’Indro’ è da anni considerata una testata di riferimento per l’approfondimento di tematiche piuttosto delicate ed importanti nel Mondo, è giusto dire che i combattimenti in Libia non hanno mai cessato per un minuto.

Con FederPetroli Italia ed Organismi collegati alle nostre attività, veniamo costantemente aggiornati (quando possibile) ed informati della situazione che vi è in alcune zone a noi più di competenza, in territorio libico. Certo l’informazione ed il lavoro è fatto da uomini, persone che hanno una vita in quei territori e che, a parte un air-strike più massiccio, assistono anche alla semplice -se possiamo così chiamarla- guerriglia di strada o delle tante granate che vengono lanciate a stretto giro di quartiere.
Per noi sono termini piccoli in confronto ad un bombardamento, ma sempre guerra è!

Detto questo, che era doveroso in una premessa piuttosto ampia, è anche fondamentale capire cosa è la Libia e quale il tessuto sociale di questo Paese.

La Libia è fatta da Petrolio, ma questo sicuramente chi sta scrivendo non può metterlo come primo elemento, anche se, ormai mi conosce e mi segue da anni, sa quali sono le mie ‘debolezze’.Ma la Libia è fatta ed abitata da TRIBU’.

Proprio Ajeli Breni, il coordinatore del forum delle tribù libiche, qualche giorno fa ha dichiarato «Ogni meeting internazionale sulla Libia che non veda la partecipazione delle Tribù libichenon rappresenta la realtà della Libia. E pertanto non porterà ad alcuna soluzione positiva».

Tribù. Una parola antica, una parola strana nel suono Occidentale. Quelle tribù che sono il tessuto sociale della Libia, che presidiano e vivono in gran parte del Paese, da nord a sud e da est a ovest, che hanno per anni garantito un proliferarsi del Paese nordafricano, proteggendo e cautelando usi, costumi, e tanto altro, nell’interesse economico e della ricchezza della Cirenaica, Tripolitania e particolarmente del Fezzan, tanto vicino ad Algeria, Niger e Ciad, quest’ultimo patria dei popoli Beduini, per poi arrivare al famoso Sahel.
Hanno protetto l’interesse primo del Paese: la ricchezza Energetica, il loro pane quotidiano, è proprio il caso di dire, il loro Petrolio fonte di vita’.

Le fazioni, le tribù, le milizie sono parte di quei popoli che sono identificati e vivono in piccole comunità, a volte nomadi e che conoscono il Paese.
Certamente non stiamo parlando della capitale Tripoli, che resta una città più modernizzata sede istituzionale, ma appena fuori, anche addentrandosi sempre più nel Paese più vero ed antico, troviamo in alcuni territori comunità diverse che hanno fatto, negli anni, la forza del generale Muammar Gheddafi, nonché la grande forza oggi di Khalifa Haftar, le tribù.

In Libia le tribù, quelle stimate ad oggi, sono oltre 150tutte decise a consolidare e ad espandere il proprio controllo di parte del Paeseorganizzate con una vera nomenclatura ed organigramma tipico del Medio Oriente: lo Sceicco Capo, i Delegati, i Consiglieri ed altre Autorità.

Mi metto in questo momento al posto non di chi scrive, ma di chi legge. Concordo che sembra di parlare di una favola di Aladino (personaggio non citato a caso), ma è la verità delle cose.

I Tuareg libici sono una forza sociale sul territorio desertico, sono sempre stati amati ed odiati. Vivono in zone dove il più delle volte sono posizionate riserve e giacimenti strategici ancora da sfruttare, per non parlare di altre zone.

Il problema vero è quello che questo tessuto sociale forte ed organizzato, vero spessore e conglomerato che abita questo paese, da Berlino non è stato considerato.

La Comunità Internazionale continua a snobbare, e ci sarà un perché, il vero tessuto sociale della Libiamantenendo e investendo su una maggiore influenza esterna di Paesi terzi,proprio quello che la Libia non vuole, e che sta dichiarando da tempo.

Purtroppo in Medio Oriente i popoli, almeno parlo per quel che riguarda il settore dell’Oil & Gas, si sono sempre sentiti sfruttati; «L’Occidente viene qui, prende le nostre risorse e va via».

Solo in questi ultimi anni si sono raggiunti accordi bilaterali e agreement strategici focalizzati a far crescere anche il Paese ospitante, in Medio Oriente come nel Continente Africano, ma fino a circa 15 anni fa, tutto era fermo ad un vero e proprio ‘sfruttamento’ minerario, e chi scrive ne è cosciente e convinto.

In Libia l’Italia ha saputo convivere per anni ed anni, cerchiamo di non affiancarci a brutte compagnie e fare gli stessi errori di altri Paesi, il Medio Oriente di oggi non starà a guardareesige rispetto.

Link: https://www.lindro.it/tribu-e-pozzi-petroliferi-questa-e-la-vera-libia/

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