Il generale Khalifa Haftar è un “valido interlocutore per il settore dell’Oil&Gas” in Libia. E’ un personaggio “molto determinato” che di fatto controlla il petrolio e tutto il Paese ad eccezione di Tripoli, ancora in mano al consiglio presidenziale del premier Fayez al-Serraj, ma “sotto assedio”. Lo afferma ad Aki-Adnkronos International Michele Marsiglia, presidente di FederPetroli Italia, dopo che ieri sera l’uomo forte della Cirenaica si è autoproclamato leader del Paese, sostenendo di aver ricevuto un “mandato popolare” e definendo concluso l’accordo di Skhirat del 2015.
“I pozzi petroliferi sono quasi tutti in mano a Haftar, che non li usa, è vero, ma per strategia: vuole mettere in ginocchio l’economia del Paese”, sostiene Marsiglia. “Haftar è molto determinato e va avanti con il suo obiettivo” di prendere il potere, prosegue il presidente di FederPetroli Italia che vede in difficoltà Serraj. “Non so in realtà quanto potrà reggere”, sottolinea Marsiglia, citando il “silenzio della Turchia”, suo principale alleato, “mentre la parte che sostiene Haftar appare molto più determinata”.
Il presidente di FederPetroli Italia evidenzia quindi come i combattimenti in Libia non si siamo mai fermati nonostante l’emergenza coronavirus a causa anche di una certa disattenzione della comunità internazionale, alle prese con la pandemia di Covid-19. Ma è la chiusura dei pozzi, ordinata da Haftar, ad attirare l’attenzione di Marsiglia.
“La produzione è di certo sotto i 100mila barili al giorno, intorno agli 80mila e potrebbe anche essere inferiore – conclude – Il settore petrolifero è in default, è allo stremo, mentre navi in rada davanti Tripoli, probabilmente turche, scaricano nel porto armi e carburante di contrabbando”.