Editoriale L’Indro a cura del Presidente di FederPetroli Italia – Michele Marsiglia
Sulla base di alcuni incontri avuti la scorsa settimana, a Roma, con diversi diplomatici italiani in missione in Paesi dell’Area MENA (Medio Oriente Nord Africa), la situazione che andiamo oggi ad analizzare è di importanza strategica per l’osservazione delle future politiche mediterranee.
Sulla base di alcuni incontri avuti la scorsa settimana, a Roma, con diversi diplomatici italiani in missione in Paesi dell’Area MENA (Medio Oriente Nord Africa), la situazione che andiamo oggi ad analizzare è di importanza strategica per l’osservazione delle future politiche mediterranee.
Già mesi fa ci siamo soffermati sulla situazione che il nostro Paese in questi ultimi anni sta vivendo a livello internazionale. Più volte la nostra attenzione si è incentrata sulla Turchia, commentando le situazioni che si sono create in Libia. Attraverso le informazioni e le direttive di politica estera adottate con FederPetroli Italia, più volte ci è stato possibile dare una interpretazione alle vicende geopolitiche con un punto di osservazione più ampio, nello specifico del settore petrolifero e di tutto l’Oil & Gas.
Se mesi fa la paura dell’indotto industriale italiano o quello energetico è stata circa la possibilità di perdere, come Paese, investimenti strategici nel Nord Africa e Area Mediterranea per via della incisiva politica estera turca, oggi l’argomento merita un’analisi più approfondita. L’Europa di oggi -e di conseguenza l’Italia come Paese di sbocco mediterraneo- è un continente che si trova ad interloquire con ospiti non sempre dormienti, Paesi come la Turchia, che, rappresentata da un Presidente ‘di polso’ come Recep Tayyip Erdogan, in pochi anni sta conquistando i più grandi mercati internazionali.
Non di meno conto lo scontro Roma-Mosca. Un capitano di fregata della Marina Italiana di nome Walter Biot è stato posto agli arresti lo scorso marzo, accusato della consegna di documenti Nato ai servizi segreti russi in un parcheggio di Roma, in cambio di una piccola quantità di denaro. La diplomazia italiana in quell’occasione ha espulso due funzionari dell’Ambasciata di Mosca in Italia e ha disposto l’immediata convocazione dell’Ambasciatore russo, Sergey Razov.
Ma i documenti chi li ha consegnati? Chi li ha imbustati? Chi li ha fotocopiati?
Certo, uno Stato deve preservare, tutelare, difendere e processare i propri addetti, ma deve anche valutare con moderazione le possibili ripercussioni diplomatiche e, ad effetto domino, sociali ed economiche nei rispettivi Paesi.
Ed è qui che ci imbattiamo in quella disciplina che è coperta da parte del diritto diplomatico nel poter valutare una ‘Persona non grata’, come accaduto, in azione contraria da parte russa qualche giorno fa, ad un funzionario dell’Ambasciata d’Italia a Mosca, parliamo del comandante di vascello Curzio Pacifici. Analoga situazione rispetto quanto successe tempo fa con i diplomatici statunitensi in Iran, in merito a casi di spionaggio che secondo il Paese degli Ayatollah, compromisero la sicurezza della Repubblica Islamica dell’Iran e le più alte discipline del Diritto Internazionale vennero furono coinvolte, nonché la Corte dell’Aia, per esaminarne il caso.
La Cooperazione Internazionale dell’Italia oggi è particolare, l’insieme delle norme e dei principi che regolano gli Affari Esteri, ha bisogno di una massiccia dose di investimento in termini di risorsa umana adatta al conseguimento dello scopo. Non parliamo solo di strategie rivolte agli sbocchi economici, bensì anche delle dinamiche e politiche sociali che compongono e regolano i rapporti di Cooperazione Internazionale incentrati anche, e specialmente in questi ultimi anni, sulla regolazione e regolamentazione dei flussi migratori da parte di diversi Paesi. L’attività di regolamentazione geopolitica strategica degli Affari Esteri è quella di osservare e regolamentare in un obiettivo comune di cooperazione per il Paese rappresentato, una strategia, o meglio una politica, che crei nel tempo benefici per il Paese ospitante e per lo Stato rappresentato.
I flussi migratori vanno gestiti, non attaccati di petto, gli attacchi non portano a niente, solo a qualche voto in più da parte di chi rifiuta di approfondire e documentarsi sull’argomento. Le molteplici attività e la sana e ‘competente’ gestione, gioverebbero alla comunità estera generale, ai cittadini e di conseguenza alle imprese che operano in quel determinato Paese nella serenità operativa delle proprie attività, confidando sulle risorse umane e sociali esistenti.
Incidenti diplomatici come quello avvenuto qualche settimana fa con il Presidente della Commissione Europea Ursula von den Leyen ad Ankara, e altri che si moltiplicano in questi ultimi anni nelle Cancellerie mondiali, compromettono e distolgono la focalizzazione dell’interesse nazionale, spesso giungendo ad azioni che il diritto diplomatico regola. Anche se poi, la visita di cui sopra, ha solo imbarazzato la comunità internazionale, con il seguito di commenti e prese di posizione che, a distanza di pochi giorni, niente hanno cambiato, e la ‘figuraccia’ si è volatilizzata negli archivi più profondi della stampa internazionale.
Oggi, guardando all’Italia, viviamo una sospensione nel campo dei nostri rapporti esteri, una situazione che, considerato il nostro Paese un leader eccellente in diversi campi, compromette la normale operatività di sviluppo industriale, economico e, più importante, quello sociale.
L’aiuto e la cooperazione, non deve essere ricambiata con una sorta di ‘ripicca di comportamento’, ma la mediazione con un basso profilo mediatico, dovrebbe essere la prima e più importante disciplina da adottare nelle relazioni internazionali, specialmente in questioni ‘delicate’.
Oggi esiste una sorta di voluta pubblicità, sicuramente a causa dei pochi argomenti su cui si fonda la dialettica politica, o meglio, sul poco interesse su cui vertono le problematiche dibattute in Parlamento.
Il caso più imbarazzante -dentro e fuori i confini nazionali- è stato quello della diatriba sull’elezione del Presidente di una delle Commissioni parlamentari di controllo degli apparati di intelligence della Nazione, il COPASIR (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), proprio quell’organismo che controlla e vigila sull’operato dell’AISI (Agenzia Informazione e Sicurezza Interna), agenzia di controllo della sicurezza in Italia, che ha innescato l’indagine sul caso di spionaggio e corruzione Italia-Russia sopra citato…….….e tralasciamo che in questi ultimi giorni è stato hackerato il telefonino del Presidente Copasir, Raffaele Volpi, altrimenti sembra una novella delle più divertenti.
L’accaduto si potrebbe pensare non di primo piano, perché argomentazione non nell’interesse di tutti; invece è di fondamentale importanza nelle presenti e future attività di valutazione e cooperazione tra gli organismi di tutela e difesa della sicurezza nazionale e internazionale.
Ci facciamo forti dell’appartenere ad una comunità internazionale e di ‘allontanare’ Paesi a noi distanti per usi e costumi, contemporaneamente ci comportiamo in modo più che similare.
Cooperazione vuol dire anche ‘aiuto’, manifestare aiuto ai bisogni quando ve ne è necessita. Il caso della Gran Bretagna in soccorso all’India nella difficile situazione causata dal Covid-19, non è solo un ‘aiuto’, bensì un modo per costruire o implementare quegli equilibri internazionali che regolano da decenni i rapporti duraturi e saldi tra Stati.
La Russia è un Paese particolare come tanti, particolare perché diverso dall’Italia, come tanti, tutti siamo diversi nelle particolarità interne rispetto gli altri, oggi non viviamo più con distanze tra Paesi, oggi siamo un unico grande continente globalizzato che viaggia a ritmi vertiginosi. Come la Russia anche la Turchia è un Paese difficile, ma altrettanto importante come alleato, come partner e come amico.
Moderiamo, investiamo di più nella calma, nell’equilibrio e nella determinazione, e iniziamo a considerare oggi l’attività diplomatica e dei rapporti internazionali considerandola primaria politica di uno Stato, come in tanti stanno facendo meglio di noi.
Forse anche per l’Italia non è troppo tardi per riprendere quel benefico dialogo internazionale di qualche decennio fa. Ad maiora.