Il 2023 si è aperto all’insegna dei rincari: benzina, energia, tariffe autostradali. Soprattutto dal punto di vista dell’energia, che cosa ci aspetta nei prossimi mesi? L’intervista a Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia.
Non solo per l’inflazione che continua a galoppare da diversi mesi, ma anche per effetto del termine di alcune misure prese dal Governo e che, dal primo gennaio, hanno cessato la loro validità, come lo sconto sui carburanti. E allora, soprattutto dal punto di vista dei rincari energetici, che cosa ci aspetta nei prossimi mesi? Lo abbiamo chiesto a Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia.
Partiamo dalla cronaca delle ultime ore. Sono stati da poco comunicati nuovi rincari delle tariffe per il gas, l’opposto invece per l’elettricità. Perchè c’è così tanta volatilità rispetto a questi prezzi e a queste quotazioni?
La volatilità dipende sempre dallo scambio di domanda e offerta sui mercati energetici internazionali. Il 2022 a seguito del conflitto russo-ucraino ha incentivato ancora di più le diverse piazze borsistiche internazionali incentrando i forti guadagni non sulle azioni di ogni singola società ma bensì sui prodotto gas, petrolio, etc.. I mercati hanno capito il grande gap che esiste nell’acquisire e produrre energia, specialmente per l’Europa. La sommatoria di tutto questo si chiama semplicemente: speculazione.
Guerra in Ucraina ma non solo: a cosa sono dovuti i rincari e a cosa è dovuta la situazione nella quale ci troviamo?
Consideri che il nostro indotto, quello petrolifero o meglio dell’Oil & Gas opera in circa il 60% dei paesi che sono interessati o, lo sono stati, da situazioni di instabilità politica e spesso con situazioni di milizie o belliche. Libia, Mozambico, parte di Penisola Arabica e tante altre. Questo significa che conosciamo bene alcune dinamiche. In questo specifico caso però il conflitto ha interessato un grande fornitore mondiale di gas, la Russia, dove l’Europa ne è pienamente dipendente. Siamo in questa situazione perché negli ultimi 20 anni è mancata una Politica Energetica europea e in particolare una Strategia Energetica Nazionale. Uno Stato che non produce e genera energia può arrivare, in alcuni contesti internazionali, in poco tempo al default.
Il price cap al gas è la risposta giusta? Se non lo è, come sarebbe stato opportuno muoversi?
Come FederPetroli Italia siamo stati sempre contro a qualsiasi price cap o forma di sanzione. La soluzione è sapersi adeguare ai mercati, non bloccarli. Limitare un prezzo, inserire un cap, è anti economico e genera un’anomalia sul mercato che si traduce in mancanza di prodotto. Uno Stato fornitore di gas o petrolio, potrebbe anche decidere in non venderci il prodotto, situazioni che in questi mesi stanno destando preoccupazione. Bisognava nell’immediato, all’epoca con il Governo Draghi, inserire un tetto al prezzo in modo diverso. Le famiglie e le imprese avrebbero potuto pagare le bollette ed i consumi energetici allo stesso prezzo o poco in più e, quello spread con il prezzo di mercato, accollarselo la finanza pubblica. In questo modo ci sarebbe stato più respiro per le famiglie e le aziende avrebbero continuato a produrre generando ricchezza industriale ed introito contributivo. E’ stato deciso diversamente ed evidenza oggettiva della situazione in cui ci troviamo.
Stoccaggio e approvvigionamento: su quale aspetto l’Italia si trova maggiormente in difficoltà e perchè.
Diciamo che la nostra fortuna si chiama ENI. In pochi mesi siamo riusciti a chiudere contratti con paesi produttori di gas, sia in Africa che Medio Oriente e riempire gli stoccaggi. Siamo fortunati anche perché la situazione dell’inverno mite porta a meno consumo, non solo, è spiacevole dirlo, ma le aziende, riducendo i consumi per criticità, hanno consumato meno gas.
Il problema è adesso. Fra poche settimane arriveranno le navi piene di GNL per l’Italia ma siamo senza infrastrutture per riceverlo, automaticamente il gas che non verrà stoccato in Italia, attraverso un meccanismo di solidarietà europeo sarà destinato ad altri. L’unica nostra salvezza è Piombino, ma la situazione tra ricorsi al tar e contestazioni desta preoccupazione.
L’Italia è priva di infrastrutture energetiche, questo lo diciamo da anni, ma oggi, vista la situazione, l’evidenza è agli occhi di tutti.
Via gli sconti sulle accise per i carburanti, anche fare il pieno è tornato ad essere particolarmente costoso per gli italiani. Come vede i prossimi mesi?
Non voglio destare allarmismo ma quando parliamo lo facciamo su reali situazioni di mercato. L’energia è interconnessa. Attendiamo dei prezzi al rialzo per il gas ed in particolare per le quotazioni dei greggi internazionali. Il taglio di accise ed iva è stata una ‘tachipirina momentanea’ che, come avevamo detto mesi fa, avrebbe generato problemi senza curare il male. E’ così è stato. Oggi i forti aumenti, considerando che siamo ancora in situazione critica, stanno solo sconvolgendo il processo di acquisto del consumatore e di conseguenza dei beni di consumo. Non possiamo stare ancora tranquilli, non abbiamo la sfera di cristallo e l’unica politica da adottare è quella di osservare i mercati a 360 gradi, adeguandosi ormai a quella disciplina che in tanti avevano sottovalutato ma che è sempre stata madrina di un’economia mondiale, la speculazione.