ROMA. Il mondo petrolifero è pienamente coinvolto in questo conflitto e tutti lo sanno. Analisi a cura del Presidente di FederPetroli Italia – Michele Marsiglia
Non parliamo ovviamente di un coinvolgimento militare ma bensì di interesse che, negli anni, è cresciuto proporzionalmente alle immense riserve di petrolio e di gas che il Medio Oriente custodisce.
Di fronte a uccisioni, stermini, bombe, razzi, air-strike diversi, ospedali distrutti non si può non esprimere il proprio dolore e sdegno ad azioni che a volte si fa fatica a giudicare umane, ma è la guerra.
La legittimità dello Stato di Israele del 1948 è sacra, come però dovrebbe esserlo uno Stato di Palestina che non esiste ad oggi, ma esiste una Palestina divisa tra Striscia di Gaza e l’area della West Bank più comunemente conosciuta come Cisgiordania, etichettata come Stato a riconoscimento limitato.
E’ questa la questione principale che impatta poi diversi interessi, specialmente quelli energetici e petroliferi.
Purtroppo oggi l’interpretazione di alcuni pareri dell’opinione pubblica vengono fraintesi da una cattiva informazione.
Difendere la popolazione irachena, non vuol dire essere dell’ISIS o vicini al Daesh, come evidenziare e portate la giusta importanza al popolo palestinese, non vuol dire essere un terrorista.
Ricordo nel 2007 quando un ex presidente del Consiglio come Massimo D’Alema in una visita a Beirut incontrò un deputato al Parlamento libanese di nome Hussein Haji Hassan, in forza al Partito di Dio chiamato Hezbollah, costato al tempo molto critiche, come il nostro invito con FederPetroli Italia a non considerare Hezbollah e lo stesso Hassan Nasrallah, capo indiscusso libanese del Partito di Dio, come nemico ma bensì come interlocutore.
Oggi siamo tutti informati attraverso Internet, cultura generale, media nazionali e internazionali, non possiamo più essere vittime di cattiva interpretazione e giudicare chi sta con chi, senza alcuna analisi logica e di pensiero sul giudizio finale che, per molte volte lasciato solo all’ignoranza sul velo si o velo no, mussulmano si o mussulmano no o ebreo sì o ebreo no.
Essere a supporto della popolazione palestinese o libanese non vuol dire odiare di conseguenza la popolazione ebraica o negare l’Olocausto o altre terribili vicende storiche, ma in Italia stiamo ragionando in questi termini.
Le fazioni religiose, le forze politiche, specialmente in Medio Oriente con il proprio braccio armato, spesso in quei territori sono compagini di Governi e Parlamenti. Vuol dire che sono elette dal popolo, dagli elettori, quindi non esiste tesi più legittima di potere.
Come Hamas con il proprio braccio armato, le Brigate di Al-Fatah e tante altre.
Hamas riconosciuta organizzazione terroristica da “alcuni” Paesi, ma non da tutti, è questo che bisogna considerare.
Hamas è stata eletta alla guida della Striscia di Gaza nel 2007 in maniera legittima.
Prima abbiamo vissuto il Governo di Yasser Arafat, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, ex capo di al-Fatah e poi confluita nell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) ed oggi con il suo successore Mahmud Abbas nell’onomastica araba chiamato Abu Mazen.
Quindi il nostro compito, parlo per chi si occupa di petrolio in Medio Oriente come me è quello di rispettare tutte le parti coinvolte in un Sistema decisionale e politico-economico, così come con le tribù libiche, così in Congo, in Mozambico, in Iraq, in Israele, il Libano e nei territori palestinesi.
Nella mia esperienza ho incontrato tanti Rabbini a capo di diverse comunità israelitiche, così come tanti Imam e capi spirituali che in Medio Oriente sono rappresentanze politiche istituzionali, come gli Ayatollah iraniani.
Se condanniamo i bombardamenti, non esiste un’azione di guerra di seria A o di serie B, esiste l’azione, i bambini esistono in qualsiasi Paese, gli anziani lo stesso, gli esseri umani non si differenziano per religione, livello economico-sociale o per il paese di residenza, sono tutti uguali, almeno così dovrebbe essere.
Ma in questa guerra non è così, è diversa da 70 anni, perché parliamo della Prima Intifada (1987), della Seconda Intifada (2000), le guerre delle pietre, dell’insurrezione e distruzione di Beirut con la Guerra del Libano del 1982 denominata Pace in Galilea, di conflitti degli scorsi anni fino ad oggi, che non è diverso da 70 anni fa, se non per le tecniche e gli armamenti.
Non dimentichiamo che Israele aveva già tentato un’invasione del Libano nel 1978.
A 120 miglia circa nelle acque di Gaza, nell’Offshore non si sa se chiamarlo palestinese o israeliano, sorge un grande giacimento petrolifero di nome Leviathan, uno tra i più grandi al mondo per potenza di gas e anche per il petrolio intrappolato nei fondali marini, si estende dalla punta Nord dell’Egitto sino alla Grecia passando per Libano, Cipro, con non pochi interessi della Turchia e di tanti altri Stati del Medio Oriente che potrebbero beneficiare attraverso oleodotti, altre pipeline o tipo di trasporti, delle riserve di idrocarburi del giacimento, stimate ad oggi in oltre 700 miliardi di metri cubi di Gas sfruttabili.
Un polo energetico che potrebbe ridisegnare gli interessi e le strategie energetiche di tutto il Medio Orinate e di conseguenza dell’intero mondo, specialmente quello occidentale.
Però a Gaza non c’è corrente o meglio ve n’é poca, non c’è acqua, perché lo Stato di Israele decide quando e come togliere Internet, elettricità ed altre, non ultimo il Governo israeliano ha deciso quali prodotti e beni di consumo e di necessità possono passare attraverso i valichi e giungere alle popolazioni palestinesi.
Se Hamas è criticata per i suoi metodi, l’ONU e la comunità internazionale condanna fermamente il comportamento di Israele sul popolo palestinese, ritenendo il tutto una grave violazione del Diritto Internazionale ed Umanitario.
E’ evidente che ci troviamo in uno stato delle cose dove la Diplomazia è assente e l’Europa non fa altro che prendere parte di difesa, fomentando antisemitismo e odio mussulmano, portando i propri cittadini a pro e conto, come fatto d’altronde stupidamente con la Russia o con l’Ucraina.
La cosa che lascia al quanto senza parole è quella che l’Italia sembra una bambina ancora non matura che non riesce a prendere posizioni diplomatiche nei conflitti di oggi.
E’ sacrosanto diritto di tutti il difendersi, ma l’Europa non ha una strategia né un dialogo costruttivo.
Se ognuno deve fare il proprio lavoro, deve farlo bene, in questo caso i conflitti non finiranno con questa o quella guerra, ma l’indipendenza dei popoli ed il diritto ad esistere è più Sacro di ogni altro religione, sia per Israele che per un futuro Stato di Palestina.
Chi scrive considera quei territori la sua seconda casa conoscendoli da oltre 20 anni.
Tuteliamo allora il Mondo Arabo ed i suoi giacimenti che, non vuol dire essere di qua o di là di un Paese, ma amare e salvaguardare quella parte di Mondo chiamata Medio Oriente.