(LaPresse) – “C’è una cosa da dire – spiega Marsiglia – dell’attacco si sapeva. Il problema per quanto riguarda un possibile rialzo, non è tanto quello che sta facendo in questo momento il mercato finanziario ma il mercato fisico. Noi abbiamo su ogni greggio, già dalla scorsa settimana, come ad esempio quello saudita e quello degli emirati, a circa 4,50 dollari in più, politica già applicata nei Paesi del Medio Oriente. La speculazione adesso potrebbe avvenire perché ci sono i fondi di investimento che sono tornati a scommettere sulle materie prime come l’oro e, appunto, il petrolio, in più gli osservatori finanziari internazionali stanno ‘pompando’ sul fatto che ci possa essere un rialzo di quasi 10 punti. La preoccupazione è che già l’Opec ha ristretto le quote produttive e i greggi che non sono interessati da questi tagli, come quello saudita ad esempio, vengono utilizzati nei mercati interni. In questo modo c’è sempre meno afflusso e offerta sul mercato con una forte domanda, che è cresciuta di quasi il 20% dal 2023. Il problema in questo momento è un’incognita molto forte: le rotte di navigazione. Nel momento in cui gli armatori riscontrano pericoli di passaggio in alcuni punti, come quello dello stretto di Hormuz, automaticamente vanno su anche i prezzi. Ma questi ultimi non vanno su perché il petrolio costa di più ma perché non ne arriva. Già stamattina le assicurazioni hanno applicato un ricarico impressionante anche passando per il Capo di Buona Speranza. Con i carichi dobbiamo sempre uscire dal golfo Persico, anche se non passiamo per il Mar Rosso, e quel problema rimane. Da due giorni a questa parte gli armatori, anche gli ‘autorizzati’ a passare, in questo momento, per un rischio bellico generale, stanno aspettando nell’oceano Indiano prima di passare. Il mercato fisico porta quindi nel mercato finanziario una forte speculazione”.