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Intervista rilasciata – Marsiglia: il 40 per cento del petrolio acquistato si trova in Italia

In questa intervista concessa a Euronews Michele Marsiglia, Presidente dal 2006 di FederPetroli (la Federazione Petrolifera Indipendente con sede a Padova), arriva a stimare che il 40% del nostro fabbisogno energetico potrebbe trovarsi in Italia. Se consideriamo che la nostra bolletta energetica riguardante il petrolio grezzo e il gas naturale si aggira intorno ai 65 miliardi di lire e che attualmente copriamo in Italia solo il 7,6% del fabbisogno, è facile immaginare quanto l’Italia potrebbe risparmiare su questo fronte e quanta nuova occupazione si potrebbe creare in questo comparto. Ebbene, in un momento in cui tutti sono portati a lanciare le pietre sui petrolieri (dimenticando che la grande fetta del costo della benzina viene incamerata dallo Stato) è forse il caso di approfondire questo argomento. Nell’intervista Marsiglia parla anche dell’energia alternativa e degli ostacoli posti da alcuni politici, tra cui il Governatore della Puglia Nichi Vendola, che s’oppongono alla ricerca del petrolio in Italia, in nome della tutela ambientale: una sacrosanta battaglia che però non può diventare un tabù in grado di bloccare sul nascere ogni dibattito sull’argomento. Anche perché la posta in gioco è altissima.

E’ dalla fine della guerra che si favoleggia intorno al cosiddetto ‘petrolio italiano’. E’ possibile fare una stima plausibile sulla reale consistenza e sulla qualità di questo petrolio e dove è presumibile che lo si possa trovare (sia in terra che in mare)?

In Italia il petrolio è stato già trovato e in particolar modo il gas, che rappresenta una fonte di consumo di elevata percentuale non solo nel nostro Paese. Oltre alla famosa e super fruttata Pianura Padana con i pozzi creati da Enrico Mattei oggi possiamo trovare location ancora con quantità interessanti di idrocarburi sia nel Sud Italia che nel Nord, basta considerare che il Ministero dello Sviluppo Economico ha rilasciato circa 90 permessi di ricerca ed esplorazione in terraferma e 25 circa in mare.

Attendiamo la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per la perforazione del giacimento di Carpignano Sesia nel Novarese dove sarà possibile lavorare circa 230 milioni di barili. Le restrizioni normative in materia di trivellazioni in Italia, non permettono ancora di esplorare a 360° il territorio sia su terra (onshore) che in mare (offshore). FederPetroli Italia da circa un anno ha manifestato e chiesto in sedi istituzionali una maggiore disponibilità alla ricerca e coltivazione di idrocarburi in Italia e alla possibilità di ampliamento dei permessi anche per le sole prospezioni di indagine, a monte delle trivellazioni.

Quanto viene attualmente trivellato (in quantità e in percentuale sul petrolio acquistato) e quanto si potrebbe estrarre nei prossimi dieci o vent’anni?

Se si considera che le stime degli istituti di ricerca internazionali danno una produzione duplicata in venti anni di riserve nel sottosuolo internazionale, abbiamo Riserve esplorate ma anche Riserve inesplorate certe, vuol dire che vi sono già studi approfonditi e tecniche di prospezione sismica che attestano l’esistenza di idrocarburi.

In Italia il discorso non cambia. Stiamo investendo sempre più nell’Upstream (processo di esplorazione e di produzione petrolifero n.d.r.) ed in particolare nelle trivellazioni con diverse operazioni di drilling (trivellazione, ndr.), purtroppo sempre con quel gap che si materializza in un grande ritardo rispetto a tempi e tecniche già in funzione negli Stati Uniti d’America. Stimiamo che il territorio italiano possa produrre petrolio e gas per circa il 40 % del fabbisogno nazionale, ovviamente parliamo di produzione a pieno regime. Adesso la nostra produzione copre a malapena il 7.6%, il restante greggio che viene lavorato è importato da paesi del Medio Oriente e continente africano. Ne consumiamo circa 1,4 milioni barili giorno (pari a circa 70 milioni di tonnellate l’anno) e ne produciamo intorno a 100 mila barili giorno (5 milioni tonnellate anno).

Quali investimenti e quali ritorni, in termini economici e occupazionali, si potrebbe ipotizzare?

Un piccolo pozzo conta un numero di circa 40/50 addetti in turnazione continua, senza considerare i tecnici in varie fasi della trivellazione (sicurezza, geologia, fanghi, ecc.). Il settore dell’Upstream è davvero enorme e i risvolti economici ed occupazionali specialmente in Italia potrebbero essere di aiuto all’economia con una forte incidenza sull’occupazione reale.

E’ ora che incominciamo a formare i nostri giovani e a farne patrimonio tecnico specifico del settore dell’Oil & Gas, organizzando una formazione italiana per le aziende estere, e non sempre in senso contrario. E’ da considerare che il ROE (Indice di redditività del capitale, ndr) sugli investimenti in trivellazioni lo si può anche vedere dopo dieci anni, l’incidenza sul costo di sfruttamento di un giacimento è una delle voci più alte in un conto economico delle nostre aziende.

Cosa ci può dire sull’impatto ambientale?

Ormai è da anni ed in particolar modo non solo nella mia azienda ma anche per il ruolo che rivesto come Presidente della FederPetroli Italia, portare avanti una missione, il far conoscere i grandi e costosi investimenti che il settore petrolifero a livello internazionale ha azionato in materia ambientale e tutela della salute dei lavoratori. Dalle aziende di trivellazione alle raffinerie, dai depositi e strutture collegate per finire alla Rete Carburanti. La tutela dell’ambiente da oltre 20 anni rappresenta il nostro “biglietto da visita” sulla scena internazionale. Maggior impiego è stato dato alle energie alternative, che noi utilizziamo dal fotovoltaico ai biocarburanti e bioliquidi.

Cosa obietta a chi sostiene che sarebbe preferibile investire tutti i soldi nell’energia alternativa?

Come ho detto poco fa, investimenti si ma con criterio. Specialmente in un periodo come questo, non si possono fare sprechi ed investire in mega parchi eolici che alla fine, come abbiamo visto, non riescono a soddisfare il fabbisogno energetico desiderato. Il petrolio è e resterà per anni il primo attore dell’energia per i nostri consumi.

Oltre all’Eni in questa operazione potrebbero essere coinvolte anche altre compagnie italiane ed estere?

Sono già presenti in Italia compagnie estere con Licenze di Esplorazione o che operano solo nell’operatività di cantiere e trivellazioni. FederPetroli Italia è operativa nel far incontrare strutture italiane ed estere per la creazione di agreement per lo sfruttamento di riserve in diverse parti dell’Europa, sia con tecniche convenzionali che non-convenzionali come la produzione di Shale-gas.

Lei recentemente ha criticato il Governatore Nichi Vendola di ostacolare le ricerche del Petrolio in Puglia. Cosa non le convince nel comportamento del Presidente della Regione?

Non ho nulla contro il Governatore Vendola, anzi riconosco una grande dote politica che ha costruito nel corso degli anni ma non si può fare di un voto uno strumento che ostacoli lo sviluppo imprenditoriale ed occupazionale.

La nostra politica è quella della trasparenza, per questo FederPetroli Italia ha invitato le forze politiche interessate di qualsiasi colore e corrente a manifestare il loro interesse per meglio coinvolgere i cittadini e mostrare cosa e come si potrebbero sviluppare le risorse di idrocarburi del sottosuolo italiano.

E se proprio si vuole entrare nell’argomento politica, da buon Democristiano sono stato sempre incentrato sul dialogo costruttivo con tutte le parti in gioco, da questo si può ben capire che non sono tanto favorevole a chi si pronuncia in modo affrettato su una questione così delicata come quella petrolifera oggi.

Ed a chi pensa che sono una persona che trivellerebbe ovunque, mi permetta di precisare che nella mia vita personale ed imprenditoriale ho sempre lavorato con dei valori ed un codice deontologico ed etico: la salute delle persone e la tutela dell’ambiente, hanno precedenza sul petrolio.

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