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TEMPI.it Intervista il Presidente della FederPetroli Italia – Micele Marsiglia – intervista di Matteo Rigamonti

Col petrolio dell’Adriatico l’Italia sarebbe una potenza energetica. Ma ci stiamo condannando alla desertificazione industriale.

Altro che «raddoppiare la produzione di idrocarburi», come ha dichiarato recentemente Romano Prodi. Con quel «mare di petrolio» che sta sotto l’Adriatico, l’Italia potrebbe addirittura soddisfare la metà della sua stessa domanda interna e «diventare una potenza energetica». Ne è convinto Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli Italia, che a tempi.it spiega le ragioni di un ritardo che, purtroppo, dura ormai dal dopoguerra.

Presidente, quanto petrolio e gas produce l’Italia e quanta parte soddisfa della sua domanda?
Non arriviamo a più del 7/7.5 per cento del fabbisogno nazionale come produzione interna, ed ancora il picco di domanda è lontano. Gran parte della nostra energia è importata. L’Italia oggi si può dire che non produce! Consideri che sotto i nostri mari vi è una grande presenza di gas metano, per non parlare dei giacimenti a terra (onshore) che possono essere sfruttati con piccoli pozzi e un basso impatto ambientale.

Ma è vero che il nostro Paese potrebbe raddoppiare la sua produzione di idrocarburi se solo decidesse di trivellare l’Adriatico?
Non solo, nell’arco temporale di 10/15 anni l’Italia potrebbe diventare una potenza energetica sfruttando i propri giacimenti a terra e in mare con una soddisfazione del fabbisogno nazionale del 47 per cento. Consideri che dopo l’estrazione vi è indotto di raffinazione, logistica, oleodotti, rete carburanti. Ad ogni modo, è vero che il Mar Adriatico è sempre stato ricco di idrocarburo, in particolare olio.

Quali sono le altre zone ricche di idrocarburi oltre all’Adriatico?
La stratigrafia dell’Italia è varia. Con degli studi Federpetroli Italia sta verificando la presenza di idrocarburo (olio e gas) anche dove un tempo era impensabile: bacino tra Sardegna e Toscana, Mar Tirreno, Campania, Calabria, Molise, Veneto. L’Italia è grande è vi sono riserve che non si sa di avere. La nostra Penisola è posizionata come terra bagnata dal mare e il Mediterraneo è un grande hub per riserve petrolifere. In tutte le Regioni italiane vi è permeabilità per lo sfruttamento di idrocarburo, è solo da distinguere in quale quantità, chi più, chi meno.

Perché, allora, il numero di metri perforati è fermo, da almeno dieci anni, a un decimo di quello del dopoguerra?
Il grande problema è quello della poca trasparenza che le società petrolifere hanno fatto dal dopoguerra ad oggi. Federpetroli Italia lo scorso anno ha dato vita a “Operazione Trasparenza” ovvero il coinvolgimento di comunità locali, pubbliche amministrazioni, organismi didattici ed altri in un dibattito costruttivo su cosa vogliono dire petrolio e gas per l’Italia e quali sono i benefici occupazionali e introiti economici che potrebbero derivarne. La politica, dal canto suo, è stata assente perché l’argomento petrolio è difficile e poco spendibile ai fini elettorali; questo ha portato alla nascita di illustri personaggi che iniziano a parlare di petrolio solo quando fa notizia e sotto campagna elettorale.

Come mai il petrolio è un tabù e gli ambientalisti dettano ancora l’opinione dominante?
L’ambientalismo è solo un pretesto, gli ambientalisti con noi dialogano. Bisogna coinvolgere la gente, creare cultura del petrolio. Non siamo in Texas e quindi è giusto che facciamo un po’ più di fatica. Bisogna spiegare cosa si sta facendo e cosa si vuole fare. È in questo modo che stiamo risolvendo la problematica dell’effetto “Nimby” (acronimo inglese che sta per: “Non nel mio cortile”, ndr). Gli idrocarburi sono una risorsa di tutti ed è giusto che dove non vi sia una cultura petrolifera, venga spiegata nel modo più elementare possibile.

Se stiamo fermi qualcuno ci soffierà l’oro nero da sotto il naso?
Un giacimento è molto vasto, formato da vari pozzi. Sono stupidaggini di persone non competenti quando si legge che la Croazia ci ruberà il nostro petrolio. Non perdiamo idrocarburo, ma perdiamo redditività e la possibilità di dimezzare la bolletta energetica delle famiglie italiane. Dobbiamo produrre e sfruttare i nostri idrocarburi e mettere in produzione i nostri giacimenti, aprire i famosi rubinetti di pozzi già ultimati. Non possiamo stare sotto ricatto: dimostrazione le dichiarazioni di Gazprom sul possibile blocco delle forniture, per non parlare della situazione del Medio Oriente.

Se l’Italia non farà nulla, che prezzo pagherà per il petrolio?
Quello che pagheremo è il fallimento di alcune aziende del nostro indotto, e parlo di tutto l’indotto petrolifero che Federpetroli Italia rappresenta, non si limita solo al comparto Upstream, ma impianti di carburante, depositi di stoccaggio, infrastrutture, logistica… In più assisteremo ad altri fenomeni come British Gas: le aziende che hanno investito da tanti anni in Italia, lasceranno il nostro Paese con un enorme danno occupazionale.

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