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LA VOCE DELLE IMPRESE International Chamber of Commerce Italia intervista il Presidente FederPetroli Italia – Michele Marsiglia. A cura di Beatrice Settanni

LA VOCE DELLE IMPRESE
International Chamber of Commerce Italia intervista il Presidente FederPetroli Italia – Michele Marsiglia. A cura di Beatrice Settanni

: Gentile Presidente,
La questione degli unconventional fossil fuels, tra cui lo shale gas, ha negli ultimi tempi causato notevoli dibattiti e discussioni in materia, legati in particolare ai rischi all’ambiente e alla salute pubblica derivanti dall’ “hydraulic fracturing of gas reserves”.
Con tale termine si intende un processo che, dopo una trivellazione, pompa fluidi e altri materiali ad alta pressione in pozzi per aprire canali in uno strato roccioso nel sottosuolo contenente idrocarburi. Essendo un esperto in materia, vuole cortesemente indicarci i potenziali rischi da esso derivanti? Quali prospettive ci sono in Europa e, nello specifico, nel nostro Paese relativamente allo sviluppo di tale settore e all’utilizzo di tali tecnologie?
E quali differenze a livello di rischio e problematiche ambientali ci sono tra il fracking, non autorizzato in Italia, e lo stoccaggio di gas nei giacimenti esauriti, invece ammesso?

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Riconosco che in questi ultimi tempi la parola fracking sta causando notevole interesse, ma bisogna sapere che viene utilizzato da oltre venti anni e fa più impressione il termine che la tecnica di perforazione. Con il fracking andiamo a stimolare la roccia con poca permeabilità per riuscire ad estrarre dell’idrocarburo imprigionato. Sicuramente la mia risposta sarà giudicata di parte, ma escludo qualsiasi tipo di rischio se vengono rispettate le norme di sicurezza, alti standard qualitativi degli impianti e viene prestata l’attenzione dovuta come in qualsiasi tipo di operazione, anche diversa dall’industria petrolifera.

L’Europa, l’Asia e parte di Medio Oriente, a differenza di come erroneamente tanti illustri studiosi tempo fa predicavano, sono il futuro del fracking e di nuove tecniche che stiamo studiando. Abbiamo una eredità di scuola americana che è solo da mettere in pratica. Consideri che Polonia, Portogallo, Inghilterra ed altri Paesi, a seguito della giusta informazione su quali sono le tecniche di perforazioni, hanno detto si al fracking.

L’obiettivo di FederPetroli Italia è quello di poter sfruttare nel modo migliore i giacimenti sia a terra (Onshore) che in mare (Offshore). Se la tecnologia va avanti, cerchiamo di stare al passo. Consideri che il fracking e la perforazione deviata sono tecniche per la trivellazione dei pozzi, mentre gli stoccaggi sotterranei sono immagazzinamenti momentanei di idrocarburo estratto. In Italia la tecnica del fracking è in stand by in attesa che le Commissioni parlamentari competenti acquisiscano altre importanti informazioni per poter dare una giusta interpretazione e pronunciarsi sul da farsi.

Per lo stoccaggio è diverso, abbiamo un monitoraggio continuo anche su siti in altri Paesi. L’immissione di gas in un bacino sotterraneo dovrebbe compensare la massa pre-esistente e il volume occupato dal Gas crea un effetto di compensazione nel sottosuolo, stiamo parlando quindi di un fenomeno stabilizzante. L’unico “impatto”, se così si può chiamare, è il numero maggiore di automezzi in un cantiere. Per montare una torre di perforazione ce ne vogliono circa una ventina, con il fracking cinque/sei in più…..ma senza torre (derrick rig), perché avviene a pozzo completato (finito).

La cosa importante sarebbe capire bene i quesiti a cui rispondere e creare un dibattito di confronto costruttivo tra le parti, questo stiamo facendo con FederPetroli Italia, ognuno ha la possibilità di alzare l’indice e fare la propria “legittima” domanda.

:Per dovere d’informazione siamo costretti a sottolineare che attualmente pare non sia possibile escludere una relazione tra sisma, trivellazioni e contaminazione delle falde freatiche. Persino MISE e Ministero dell’Ambiente danno informazioni dissonanti a riguardo, pur essendo rappresentative di un unico soggetto, lo Stato italiano. Queste sono tematiche gravi che, se reali, rendono inconcepibile l’uso delle trivellazioni in Europa, territorio di per sé fortemente sismico. Come risponde FederPetroli Italia a tali preoccupazioni? Considerando inoltre che il gas metano è 25 volte più potente dell’anidride carbonica, perché rischiare?

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Il punto è solo uno: in Italia non vi è competenza per poter pronunciarsi attivamente su questo argomento. Non parlo del fracking, in Italia ed in Europa non vi è assoluta conoscenza della materia Energetica. Ecco le tesi dissonanti. Le commissioni ed i tavoli tecnici non stanno portando a niente, l’Italia, preso atto della massiccia presenza di idrocarburi nel sottosuolo (Petroli e Gas) ha bisogno dell’istituzione di un Ministero competente in materia energetica, un Ministero dell’Energia, che possa curare tutte le questioni inerenti le politiche energetiche anche con l’estero. Un dicastero con persone competenti e che abbiamo esperienza in materia. Ancora non si conosce la differenza tra pozzo e giacimento, figuriamoci se si riesce a parlare di fracking. Bisogna fare informazione e trasparenza.

Poi c’è una cosa e, ne sono convinto: come detto da geofisici di fama internazionale, non penso che comportamenti di origine umana possano essere cause di alterazione delle rocce a tali profondità da indurre la nascita di un terremoto. La colpa è dell’Industria petrolifera, sembra strano siano mie parole. L’industria del petrolio per anni ha sempre ragionato su una politica di prepotenza e di poco rispetto, adesso o si cambia e si chiede scusa o……si accetta la “naturale” diffidenza della gente, non siamo in Oklahoma, ma bensì in Italia. Il RISPETTO viene prima del PETROLIO.

: Nel suo comunicato stampa ha dichiarato che la puntata di Report del 12 Maggio intitolata “Shale Caos” fosse disinformativa. Nel settore petrolifero ed in generale in quello energetico italiano, l’inchiesta ha comportato notevoli tensioni e prese di posizione da parte delle industrie che si sono sentite diffamate da “informazioni non corrette e che destabilizzano soltanto la pubblica opinione in merito allo sviluppo energetico in Europa ed in particolar modo in Italia”. Vuole spiegarci quali sono i punti più controversi su cui ritiene necessaria una controinformazione da parte di FederPetroli Italia?

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FederPetroli Italia da tempo ha dato vita all’iniziativa “Operazione Trasparenza”, spieghiamo alle Amministrazioni locali, cittadini, scuole, comunità e politica in generale che cosa vuol dire Petrolio e Gas, in particolar modo in Italia, i rischi, le tecniche, i vantaggi occupazionali ed il ritorno economico. Il programma condotto da Milena Gabanelli ha inserito varie informazioni in un unico calderone che hanno portato ad una confusione totale, con un alto tasso di terrorismo mediatico.

Nel programma c’è una scena che mi ha particolarmente colpito, il giornalista che si avvicina ad una testa pozzo con il microfonino e si sente la fuoriuscita di gas. Questo è del tutto ridicolo. Le faccio un personale invito su alcuni cantieri per farLe vedere le norme di sicurezza e se riesce ad avvicinarsi ad un pozzo come ha fatto il giornalista di Report negli Stati Uniti. I titolari di quel pozzo, non so chi siano; ma ci troviamo in una situazione fuori dalla norma, totale assenza di ogni norma di sicurezza. Strano che uno Stato, in particolare degli Stati Uniti d’America, permetta tali situazioni. I rubinetti che prendono fuoco, il sovrapporre informazioni non esatte.
Bisogna fare chiarezza ed invece si getta acqua sul fuoco….anzi sul Petrolio che è facilmente infiammabile!!!

: FederPetroli Italia è una realtà associativa che, analizzando le diverse problematiche esistenti sul mercato italiano ed internazionale, rappresenta le esigenze delle diverse categorie nei vari settori in cui opera. Il problema della sicurezza energetica europea è attuale, soprattutto in considerazione del fatto che l’Unione Europea sia un soggetto geopolitico significativamente legato all’interscambio con Paesi produttori terzi, meccanismi difficilmente modificabili nel breve periodo. La “bolla del gas” è però uno degli elementi che spingono verso l’apertura di nuove frontiere ed il forte aumento di GNL (gas naturale liquefatto) ne è una prova. Quali rivoluzioni sul piano strategico hanno comportato questi fenomeni?

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E d’obbligo da parte mia fare nota su chi rappresentiamo come FederPetroli Italia. Siamo una struttura federativa multisettoriale, su base internazionale e non sindacale, importante l’ultima definizione. Ciò vuol dire che rappresentiamo e siamo portatori di un interesse corporativo legato ad aziende che vanno dall’indotto di estrazione, pipelines (oleodotti, gasdotti, metanodotti), depositi di stoccaggio di terra e costieri, logistica primaria e secondaria, bunkeraggio e trasporti navali, trasformazione del prodotto attraverso fasi di raffinazione, prodotti raffinati sino alla vendita sulla Rete di distribuzione degli impianti di erogazione carburanti. Questo vuol dire avere un’ottica della filiera petrolifera generale, importante sia per una molteplicità di problematiche che investono ogni segmento, sia per una determinazione dei prezzi che influiscono sull’economia interna e reale.

La sicurezza energetica di uno Stato è fondamentale ed è fattore determinante e dominante della politica interna ed estera. In Europa manca. Abbiamo bisogno di una Politica Energetica Europea. Dimostrazione è come “non riusciamo” ad avere margine di trattativa con la Russia, con la Libia ed ogni qualvolta ci siano condizioni di sicurezza dove bisogna intervenire. Un paese, se parliamo di politica energetica, non può vivere solo sulle proprie riserve, in primis per un discorso legato alla qualità e specifica dei prodotti (diversi idrocarburi) ed anche per accordi di cooperazione bilaterale e di geopolitica che devono essere rispettati. Non bisogna eliminare l’approvvigionamento estero o altri contratti strategici, bisogna definire e creare un Politica Energetica Europea, determinante e produttiva. Non possiamo vivere solo di rigassificatori, perché ritorniamo unicamente su un approvvigionamento estero, utilizziamo solo queste strutture per una questione di riconversione del prodotto, ma non è il nostro, è importato. Quindi tutti i fenomeni derivanti sono prodotti da una assenza di Politica Energetica.

:Con il recente sconvolgimento degli equilibri politici causati dalla crisi ucraina gli scenari per gli approvvigionamenti energetici sono in continua evoluzione. L’Unione Europea, da sempre non autosufficiente in materia, si trova “in mezzo” a due aree geopolitiche fondamentali: USA e Russia. Dato che il sottosuolo ucraino è ricco di shale gas e che esiste la possibilità, nel caso sia presa in considerazione dall’UE la proposta americana, di arrivare ad un embargo commerciale con la Russia, è evidente la necessità di trovare nuove fonti di approvvigionamento. Quali sono le proposte e gli obiettivi delle tante ed importanti aziende italiane del settore energetico che compongono FederPetroli Italia?

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Dobbiamo sfruttare i nostri giacimenti di idrocarburi ed aprire i nostri rubinetti. Mi permetto per patriottismo di parlare prima dell’Italia, con le riserve che abbiamo accertato, in 10/15 anni il nostro Paese può arrivare a produrre il 45/47 per cento del fabbisogno energetico nazionale con produzione interna. Abbiamo giacimenti e piccoli pozzi già perforati che hanno bisogno, con metanodotti o oleodotti di piccole dimensioni e diametro, di essere messi in produzione. Vuol dire iniziare a portare più gas nelle case ed ottenere un risparmio sulla bolletta energetica delle famiglie italiane. Il discorso Italia bisogna esportarlo, anche in Europa. Sfruttare i nostri giacimenti, noi lo diciamo da anni, Romano Prodi da qualche giorno. Bisogna creare un Hub Petrolifero Mediterraneo e come Italia possiamo essere i primi attori per l’Europa, anche in occasione del semestre europeo.

:Ci sono importanti progetti come il Trans Adriatic Pipeline e South Stream che dovrebbero avere rilevanti conseguenze nell’economia europea ed in particolare italiana. A che punto siamo? E che senso ha autorizzare l’importazione di shale gas attraverso pipeline e, al tempo stesso, vietare la sua produzione in Italia?

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Vorrà dire due importanti progetti fermi. Il Trans Adriatic Pipeline è una opera spettacolare, e con questo termine si capisce quanta passione ed amore ho per il mio lavoro, oltre a scrivere Petrolio con la lettera Maiuscola ed a emozionarmi ancora quando arrivo in un cantiere dove abbiamo impianti di perforazione o su una piattaforma. Dicevo, il TAP è importantissimo per costi, logistica, problematiche geopolitiche ma la Regione Puglia ha bloccato alcune fasi del Progetto perché non ancora chiare. Questa è una vergogna che come Italia riusciamo bene a mantenere il primato.

Sul South Stream stessa situazione di stallo, ma con problematiche e situazione diverse. Il vero problema è che l’ENI, che rappresenta una potenza energetica mondiale, la nostra bandiera dell’energia nel Mondo, ancora non riesce a far sentire la sua voce, Kashagan e questi progetti sono la dimostrazione. Il dire Si o No è solo un controsenso dettato da stupidi ed insignificanti slogan politici che giocano sulla responsabilità di migliaia di posti di lavoro.

: Enel ha appena acquistato dagli Stati Uniti 3 mld di metri cubi di shale gas per il 2018. Come fa notare la Gabanelli nella sua inchiesta, il prezzo a cui si farà riferimento sarà quello del 2018 che, rispetto all’attuale, rischia di essere relativamente alto. Sa spiegarci le ragioni di questa mossa strategica, considerando anche l’alto rischio di bolla speculativa dello shale gas rappresentato da un basso prezzo dello shale (in USA costa meno della metà rispetto all’UE), dalle restrizioni legislative USA relative all’esportazione, e dal fatto che tale industria non riesca a mantenere il profitto sul lungo periodo?

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Non bisogna farsi prendere dal termine delle “bolle speculative”. Vede che ritorniamo sulla poca conoscenza della materia. In America usano queste tecniche da decenni, è per questo che se prima costava tanto, il normale ciclo economico ha prodotto una riduzione di prezzo, più che bolla la definirei ciclicità economica.Enel avrà sicuramente preso “carta e penna” e trovato una buona voce che potrà rendicontare nei suoi Bilanci negli anni futuri. Consideri che core-business dell’Enel è l’energia elettrica, la diversificazione sull’idrocarburo ha portato a cogliere la prima opportunità che si è presentata. Il problema è vedere se Enel riuscirà a mantenere profitto nel lungo periodo…… A mio parere gli Stati Uniti d’America sono insuperabili in tema anche di Politica Petrolifera ed energetica, facciamo fatica ad imparare in Europa.

: In base alle dichiarazioni del Dott. Amato in UE si è avuta “una forsennata incentivazione delle energie rinnovabili che ha notevolmente alzato i costi energetici e non ha un futuro risolutivo a livello di competitività”. Non entrando nel merito di tali affermazioni, ci permettiamo di porle questa domanda che può risultare scomoda, ma resta nell’interesse dello sviluppo del nostro Paese. Investire unicamente o comunque in misura notevolmente più importante in combustibili fossili è il futuro?

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Anzi vi ringrazio di questa domanda, per niente “scomoda”. Come industria petrolifera stiamo dando importanza alle fonti alternative e rinnovabili, lì dove possiamo inserirle. Il problema di base è che ad oggi, il comparto del fotovoltaico, dell’eolico ed altro non riescono ad arrivare ad un tasso di soddisfazione di fabbisogno come le fonti fossili e costano di più. Il FUTURO è tutto quello che si fa con intelligenza e criterio, ad oggi installiamo pale eoliche senza che ce ne sia bisogno, montiamo pannelli senza che funzionino e poi chiudiamo le raffinerie, così mi saprà dire Lei dove andremo a raffinare il prodotto che importiamo o estraiamo. Come vede, totale assenza di Strategia e Politica Energetica, ma le nostre aziende hanno fatto notevoli investimenti ed ancora un break-even non è arrivato.

: A questo riguardo citiamo le parole dell’ex Presidente della Commissione Europea Romano Prodi che, con un editoriale su “Il Messaggero”, delinea per il nostro Paese una strategia di sfruttamento intensivo delle risorse di idrocarburi dati i grandi giacimenti in Basilicata e nell’Adriatico. In particolare, in quest’ultimo caso, rischieremmo di perdere i diritti di sfruttamento su 22 milioni di tonnellate di petrolio perché presi dalla Croazia. Concorda con tali prospettive? Come si sta muovendo l’Italia?

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Vede che ritorniamo a parlare di Romano Prodi. E’ da anni che FederPetroli Italia ed il sottoscritto in veste personale di imprenditore dell’industria petrolifera continuano ad informare la politica che viviamo su un mare di petrolio e gas e, solo ora, in campagna elettorale, abbiamo assistito al pronunciamento favorevole all’estrazione di idrocarburi di alcuni esponenti politici. Mi rallegra che Romano Prodi attraverso il quotidiano “Il Messaggero” suggerisca una cura all’Italia e che si unisca a quello che ripetiamo da anni. Spero non sia solo uno slogan elettorale. Comunque, ben felici di reclutarlo nella squadra. Abbiamo dichiarato di sfruttare i nostri giacimenti di idrocarburi, le nostre risorse ed aprire i rubinetti (giacimenti e pozzi giù ultimati). Occasione è stata, lo scorso anno, in seguito alla grave situazione libica che ha costretto l’Italia a ridimensionare l’approvvigionamento interno di idrocarburi, per non parlare della Russia. Il Governo ci dia risposte chiare e concrete. Le campagne elettorali finiscono, ma le nostre aziende devono andare avanti. Se il Ministro Guidi vuole entrare nel merito, non solo quando la Croazia prende decisioni, bisogna che istituisca un Tavolo tecnico costante e di aggiornamento sulla questione, non una tantum. Abbiamo bisogno che la politica ed il Governo diano un supporto costante all’industria petrolifera, un supporto generale che valuti tutte le problematiche della filiera energetica Non rischiamo di perdere nulla perché noi abbiamo le nostre acque territoriali e la Croazia ha le sue però…..perché non facciamo partire le piattaforme in progetto nel Mar Adriatico. Ultimamente sono continuamente in Abruzzo per spiegare alle Amministrazione cosa vuol dire Offshore e piattaforme, la tecnica di lavorazione e l’indotto occupazionale generato. Non preoccupiamoci degli altri in questo momento, con il nostro Petrolio e Gas “facciamo gola” all’Europa intera.

: Sempre in riferimento all’ “ingerenza” di questo tipo di dichiarazioni sulle strategie energetiche italiane, Lei ha dichiarato che la politica dovrebbe investire maggiormente su cosa sia l’energia in Italia, ridefinendo la Politica Energetica Nazionale: ci sono attualmente nel nostro panorama politico persone veramente competenti in materia che possano approfondire e confrontarsi su tali fondamentali tematiche a livello governativo? E, nel caso, cosa propone FederPetroli Italia a livello statale per un sempre più concreto ed importante sviluppo del settore?

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Non penso si accontenti di un NO come risposta e non sarebbe educato e professionale da parte mia. Da anni FederPetroli Italia, non ultimo la nostra partecipazione in Audizione Parlamentare in X° Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati ha portato al Parlamento lo scenario in merito alla politica energetica in Italia in un determinato e delicato periodo come quello della crisi libica. Voglio significarLe che FederPetroli Italia è un’organizzazione che viaggia di pari passo e su binari paralleli con la Politica ed oggi è nostro dovere tenere informati gli Organi Istituzionali e Parlamentari di cosa succede in Italia e nel Mondo in campo energetico.

La politica deve entrare e davvero scendere in campo, interessarsi all’energia, contribuire alle strategie e alla politica energetica, valutando con noi rischi ed opportunità ogni qualvolta ve ne sia necessità. Specialmente in un delicato momento come questo. Le dirò di più, “Operazione Trasparenza” è nata per fare in modo che il Petrolio ed il Gas potessero essere spiegati e conosciuti anche fuori da certi ambienti non accessibili ai non addetti ai lavori.

Gli idrocarburi sono una risorsa indisponibile dello Stato, e tutti ne siamo proprietari! Bisogna risolvere un grande conflitto di interessi con le Autorità preposte al rilascio dei Permessi di esplorazione idrocarburi. Su questo punto ci sono ancora tante cose non chiare.
Se la riforma del Titolo V della Costituzione va fatta, FederPetroli Italia vuole che l’ultima decisione e valutazione in merito ai nostri Progetti spetti alle Regioni ed alle pubbliche amministrazioni locali. In una ridefinizione della Politica Energetica Nazionale bisognerà prima di partire soffermarsi su un unico primo, vero e determinante punto: GLI UOMINI, persone competenti sull’argomento, altrimenti resteremo ancora per decenni un Paese dove la benzina costerà tanto……ed i distributori di carburanti chiuderanno, come lo scenario a cui stiamo assistendo. Ancora questo non si capisce, l’indotto petrolifero deve essere analizzato nell’insieme della filiera! Noi andiamo avanti anche perché….i risultati si vedono e vedrà che l’opinione pubblica ci darà fiducia…..almeno parlo per FederPetroli Italia.

ICC Italia coglie l’occasione per ringraziare il Dott. Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia, per la grande disponibilità e collaborazione nell’ approfondire tali tematiche e nel cercare di pervenire alla determinazione di una politica energetica nazionale in grado di creare progresso nel nostro Paese.

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